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Intitolazione del percorso Ciclopedonale a Gino Bartali
on Giovedì, 26 Aprile 2018. Posted in Sport, Lavori Pubblici
Verrà inaugurato il prossimo 5 maggio alle ore 11 in Piazzetta Caruso, alla presenza della nipote del Campione, di vecchie glorie del ciclismo e di una rappresentanza della Federazione Ciclistica Italiana, il percorso ciclopedonale di Agliana. Il percorso che, per ora, si estende dalla Scuola di via don Milani a Spedalino fino al Parco Pertini è completamente segnalato e già fruibile da tutti. Con l'intitolazione, oltre a conferirgli la dignità dovuta, si vuole aumentarne sia la visibilità che la fruibilità da parte dei residenti. Di seguito alcune note per ricordare la figura di Gino Bartali a cui verrà intitolata l'opera.
Gino Bartali ciclista (Ponte a Ema Firenze, 18 luglio 1914 – Firenze 5 maggio 2000)
..."Quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita"... (cit. canzone di Paolo Conte 1979 – Bartali).
Ginettaccio per il suo carattere polemico, Leone di Toscana e Homme de fer (cosi lo chiamavano i francesi) per la sua forza e la sua tenacia, l'Intramontabile per la sua lunga e gloriosa carriera, campione eroico di un epico ciclismo, fiero e leale rivale di Fausto Coppi con il quale scrisse pagine indimenticabili di sport.
Vinse due Tour de France, a distanza di dieci anni l'uno dall'altro, tre Giri D'Italia, quattro Milano – Sanremo, tre Giri di Lombardia, due Giri di Svizzera, tre Giri di Piemonte, cinque Giri della Toscana, quattro Campionati Italiani. Tra il '31 e il '54 corse 988 gare vincendone 184, 45 volte per distacco.
Nel pieno della maturità atletica la sua carriera fu interrotta dalla guerra, ma in quel periodo fu ancor più "campione" per aver salvato dalla persecuzione nazista ottocento ebrei. Durante gli allenamenti portava documenti falsi nel tubolare sotto sella della sua bicicletta, da Firenze ad Assisi, per commissione del Vescovo di Firenze Monsignor Elia Dalla Costa che gli forniva foto di ebrei e false generalità, da consegnare alle Suore di Clausura del Monastero di San Quirico in Assisi. Lì vicino venivano stampati i falsi documenti che nei giorni successivi Bartali riconsegnava al Vescovo di Firenze. Percorreva ogni volta 380 km fra andata e ritorno. Di questi fatti nessuno era a conoscenza, nemmeno la moglie Adriana, "il bene si fa, ma non si dice" confidava.
Insignito postumo, nell'anno 2006, della Medaglia d'Oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Nel 2013 ha ricevuto l'importatante riconoscimento di GIUSTO TRA LE NAZIONI, conferito dallo Yad Vashem (Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele) per aver rischiato la propria vita per salvare quella anche di un solo ebreo. Il suo nome è scolpito nel marmo nel Mausoleo della Memoria di Gerusalemme.
Il primo Ministro Italiano Alcide de Gasperi lo chiamò nel luglio '48, all'indomani dell'attentato a Palmiro Togliatti, preoccupato per i disordini civili, mentre stava correndo il tour. C'è bisogno di una tua vittoria per il Popolo Italiano gli disse. Bartali rispose: Non è facile, ma farò il possibile! Si aggiudicò tre leggendarie tappe alpine consecutivamente, recuperando il distacco dai primi ribaltandolo in modo abissale a suo favore, guadagnò così la maglia gialla per poi portarla fino a Parigi. L'impresa contribuì ad allentare le forti tensioni politiche.
Uomo tra i più grandi del '900, straordinariamente semplice e schietto che con la sua inconfondibile voce roca ripeteva, di fronte ad un'ingiustizia sportiva ma anche di vita: "gliè tutto sbagliato, gliè tutto da rifare".